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What time is it? Game time!

Era il 14 giugno 1998 quando i Chicago Bulls aggiunsero al loro palmarès il sesto titolo NBA, il secondo three-peat in otto anni, dopo una corsa, quasi indomita, che ha visto un team di talenti trasformarsi in una macchina da guerra. Un’impresa che ESPN ha ripercorso nel nuovo documentario The Last Dance, in onda su Netfilx, e dalla quale un team di innovazione può trarre preziosi insegnamenti.  

 

In cosa e perché i Chicago Bulls degli anni ‘90 possono essere un riferimento per un team di innovazione?

 

Focus e concentrazione: “Game time”

 

Dietro l’urlo nell’huddle pre-partita dei Bulls “What time is it? Game time”, c’è tutta la forza e la magia del significato di “mindfulness”: a prescindere da quelli che potevano essere i problemi al di fuori dello spogliatoio e del campo, il “Game time” rappresenta il tempo in cui la concentrazione e la focalizzazione sono sul gioco, un tempo da vivere in un cerchio magico, un mondo caratterizzato da schemi propri ed in cui valgono regole precise. Un concetto, quello del game, con regole e schemi determinati, che gli anglofoni separano dalla sola esperienza ludica, che traducono con il verbo to play. Per un’organizzazione, il “Game time” rappresenta il tempo in cui dare spazio al processo creativo per comprendere e sperimentare: significa concentrarsi sul progetto e sul team, lasciando da parte tutto quello che non appartiene a questi. Significa, dunque, concentrarsi sulle sfide, sui significati e sulle dinamiche che caratterizzano il percorso di innovazione, le necessità del team e i bisogni degli stakeholder.



Il talento da solo non basta: occorre disciplina e mindset orientato alla crescita.

 

Michael Jordan non era solo un talento assoluto, ma anche un perfetto atleta. Era quello che si allenava con maggiore intensità, precisione e disciplina, ispirando i suoi compagni. Con un mindset orientato costantemente alla crescita e al miglioramento delle nostre skill, possiamo migliorare non solo noi stessi, ma anche chi ci circonda: quando lavoriamo accanto a persone dalle abilità o dal talento straordinari, siamo stimolati a raggiungere lo stesso livello. La bellezza del talento in azione affascina. Di fronte all’unicità del “gesto” straordinario, ci commuoviamo ed emozioniamo. La bellezza è essenziale nella nostra vita, poiché ci fa desiderare di superare noi stessi ed evolverci.



La diversità è ricchezza.

 

Il successo dei Bulls è legato anche alle doti di un allenatore come Jackson, tra i più vincenti della storia dell'NBA, che seppe valorizzare le diversità, concatenando le singole individualità. La forza di quel gruppo, infatti, era non solo l’abilità straordinaria fuori dal normale di un talento assoluto come Michael Jordan, ma erano anche il lavoro di Pippen, Maverick e Rodman, che poteva esaltarsi in quel gruppo perché quel gruppo lo rispettava.

 

E non solo avere rispetto l’uno dell’altro, ma riconoscere l’altro come un anello funzionale in una catena più importante, che è quella del team. Quel gruppo riusciva a fare tesoro della diversità di esperienze, mettendole a sistema con fiducia, rispetto e trasparenza. Aveva trovato equilibrio tra il "genio" anticonformista di Rodman e il maestoso ego di Jordan,  valorizzando le prospettive e i punti di vista di ognuno, celebrando la diversità. ci ricorda che la leadership non significa nulla se non abbinata a rispetto, fiducia e trasparenza. Mettere al centro di tutto le persone, la qualità e l’unicità dei saperi di ciascun individuo è un asset fondamentale per assicurare la solidità e la sostenibilità di qualsiasi team e di qualsiasi impresa. L’innovazione stessa è un sistema, all’interno del quale non è la singola impresa a creare valore, ma l’attività collettiva che avviene attraverso una rete di attori e le loro relazioni.






Integrare discipline diverse

 

Il vero motore di quel team risiede nella sua capacità di integrare talenti, personalità differenti e, soprattutto, anche linguaggi appartenenti a culture diverse. 

 

I Bulls praticavano yoga. Jackson mescolava discorsi tattici con la saggezza dei nativi americani del Lakota ed era famoso per gestire le situazioni di maggior tensione con una calma simile allo Zen.  

 

Utilizzare linguaggi diversi, coniugare visioni concettuali diverse e discipline complementari forniscono strumenti utili ad affrontare complessità e incertezze. Discipline olistiche ed umanistiche, integrate a conoscenze tecniche, aiutano i team ad essere maggiormente consapevoli di come impiegare efficacemente le proprie risorse e costruire valore insieme. Soprattutto quando si opera in scenari fortemente incerti e complessi, come quello odierno, si è chiamati a utilizzare il pensiero sistemico per risolvere problemi complessi in ecosistemi fatti di dati, persone ed oggetti interconnessi.

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