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Oltre il visibile: il framework di Leonardo da Vinci per risolvere problemi complessi

Nel nostro mondo iperconnesso e caratterizzato da sfide sempre più intrecciate – dall’emergenza climatica alle disuguaglianze sociali, dall’automazione alla gestione dei dati – nella toolbox di innovatori e manager non può mancare un framework, un “pensiero-ponte”, capace di collegare discipline, culture e punti di vista diversi.

Esploriamo come il genio di Leonardo da Vinci  possa suggerirci come navigare e gestire la complessità all’interno di una organizzazione.

 

Il framework di Leonardo da Vinci

Leonardo da Vinci affrontava problemi complessi unendo arte, scienza e tecnologia in un approccio interdisciplinare. Osservava la natura, sperimentava con metodo e traeva ispirazione da diversi campi del sapere, trasformando ogni sfida in un’opportunità per innovare.

Scopriamo insieme il suo approccio sistemico e interdisciplinare:


Osservazione radicale

La natura era per Leonardo un laboratorio a cielo aperto. Non si limitava a guardare: annotava ogni dettaglio, dalla venatura delle foglie al moto dell’acqua.

  • Applicazione pratica: nel contesto della nostra organizzazione, proviamo ad esplorare gli ambienti dove si muovono i nostri clienti e riportiamo su post-it e con note le intuizioni con schizzi, oppure documentiamo il più possibile con foto e brevi video.

 

Pensiero visuale e prototipazione rapida

I quaderni di Leonardo traboccano di disegni, veri e propri progetti ingegneristici. L’idea prende forma solo quando la si “vede” su carta.

  • Applicazione pratica: adottare strumenti di visual thinking per trasformare concetti astratti in mappe, storyboard e prototipi digitali di bassa fedeltà aiuta ad allineare il team di lavoro ed i nostri clienti su quella che sarà la soluzione da progettare, in modo che tutti possono contribuire con nuove idee e suggerimenti.


Integrazione di più discipline

Leonardo univa anatomia, ingegneria, pittura, botanica e musica. Per lui, nessun confine disciplinare era sacro.

  • Applicazione pratica: creare team interfunzionali (ingegneri, designer, marketing expert, data scientist) e usare framework come TRIZ o SCAMPER per generare soluzioni sfruttando analogie e modelli provenienti da altri campi.

 

Accettare il “fallimento creativo”

Molti progetti del genio fiorentino rimasero incompiuti: non per carenza di ingegno, ma perché ogni “errore” rappresentava  un passo importante verso nuove intuizioni.

  • Applicazione pratica: proviamo ad integrare nel nostro progetto un approccio basato su iterazioni brevi ed incrementali (sprint agili), con frequenti momenti di confronto in cui documentare “cosa non ha funzionato” e trarne spunti concreti per il passo successivo.

 

Un caso contemporaneo: Leonardo da Vinci e l’inquinamento da plastica negli oceani

Proviamo ad applicare il framework di Leonardo analizzando un problema attuale: ogni anno finiscono nei mari milioni di tonnellate di microplastiche, minacciando ecosistemi, pesca sostenibile e salute umana. È una sfida che richiede un approccio sistemico: coinvolge, infatti, produzione industriale, ciclo dei rifiuti, politiche globali e comportamenti individuali.

 

  1. Osservazione sul campo

Leonardo viaggerebbe per documentare – attraverso schizzi, fotografie subacquee e campionamenti – la varietà di forme e dimensioni delle microplastiche. Comprenderebbe come queste si aggregano attorno al plancton o al plancton digitale (come attori microbici e reti marine).

 

  1. Disegni e modelli

Disegnerebbe i primi prototipi creativi di soluzione, optando per macchine galleggianti, ispirate alla “rete filtrante” delle branchie dei pesci cartilaginei, capaci di catturare frammenti di 5–20 micron senza interrompere il passaggio della vita marina. Questi bozzetti nascerebbero da modelli carta-forbici/colla, prima di passare a render digitali a veri prototipi funzionanti.

 

  1. Ridondanza cognitiva con più discipline

Inviterebbe biologi marini, ingegneri dei materiali biodegradabili, esperti di scienze computazionali e responsabili delle politiche ambientali a collaborare. Più prospettive complementari rafforzano la capacità di un team di progettare soluzioni innovative ad alto impatto. 

 

  1. Sperimentazione e iterazione

Testerebbe versioni rapide del dispositivo in diversi ambienti contesti (baie, correnti oceaniche, acque dolci). Ogni fallimento – otturazioni di filtri, resistenza alle correnti, impatto sul plancton – diventerebbe spunto per affinare il design e sperimentare materiali (es. fibre naturali derivate da alghe).

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