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Il potere della responsabilità

Seth Godin, il celebre scrittore e imprenditore statunitense, in uno dei suoi articoli cita Stan Lee con la regola dello zio Ben:
"Con un grande potere derivano grandi responsabilità”, riportando l’accento intorno alla dimensione della responsabilità che si nasconde dietro al manifesto “potere” di chi avvia un progetto imprenditoriale, chi è pronto a mettersi in gioco, chi ha “potere” e dovere di decidere.


Capità però di assistere al fatto che molti prima di iniziare provino, spesso in maniera inconscia, ad allontanarsi dal loro grande potere, perché non vogliono, o magari non sono pronti ad accettare le responsabilità che ne conseguono.

Abbiamo il potere di decidere e di mettere in campo azioni concrete, ma decidiamo di rimanere a casa e lamentarci.

Abbiamo il potere di innovare, ma cerchiamo invano regole empiriche e modelli che possano ridurre il grado di incertezza in cui siamo costretti a muoverci.

Quando da bambini componevamo i primi temi o i vari “pensierini” alle elementari, eravamo soliti descrivere le nostre azioni, nonostante la maestra sollecitasse l’utilizzo di sinonimi per arricchire il nostro vocabolario, con il termine “fare”.


Infatti eravamo soliti scrivere: “Ho fatto colazione e poi sono a andato a fare una partita con gli amici, mentre Luigi faceva i compiti”.
Questo perché avevamo semplicemente chiaro che ogni azione presupponesse in sé il dover fare, mettere in campo qualcosa.


Progettare l’innovazione richiede lo sfruttare al massimo l'istinto di fare. Piuttosto che aspettare che succeda qualcosa, dobbiamo voler far accadere le cose. Piuttosto che aspettare che l'illuminazione colpisca, dobbiamo iniziare ad accendere un semplice fuoco.
Ma accade che tutti vogliono innovare, siamo circondati da idee di tantissimi conoscenti ed amici che si sentono innovatori.  Ma cosa bisogna fare realmente per innovare?

“Lo sai, mettersi ad amare qualcuno è un'impresa. Bisogna avere un'energia, una generosità, un accecamento. C'è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa” – Questo aforisma di Jean Paul Sartre non è dei più ottimisti (infatti Sartre continua dicendo “ Io so che non salterò mai piú), ma si può intravedere in esso una call to action: per innovare o amare, bisogna saltare quel precipizio.

Del resto si sa. Se il progetto che avevamo in mente svanisce lentamente, è perché non abbiamo fatto nulla. Quando il programma di attività e buoni propositi salta, è perché abbiamo rimandato continuamente.

Pertanto, quando le cose intorno a noi persistono a non essere come desideriamo, siamo sicuri di aver fatto tutto quanto in nostro potere? 

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