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Controinnovazione: l'autosabotaggio e la paura di innovare

Mettere in piedi un progetto innovativo, sostenere lo sviluppo di un prodotto, immettere un nuovo processo in azienda  si traduce, molto spesso, nel fare i conti continuamente ed affrontare la paura dell’incerto. Manager, progettisti e le altre figure apicali di una board di innovazione si trovano spesso nella condizione di dover uscire dalla confort zone per imbattersi in conoscenze ed esperienze totalmente nuove.
 
Ecco che, allora, questa assenza di “familiarità”  ci spinge molto spesso a rimandare continuamente o procrastinare l’inizio delle attività con le azioni da mettere in campo.
 
Il fatto è che non sempre il rimandare si identifica a livello cosciente, poiché per qualche ragione è il nostro inconscio a porre un freno al raggiungimento degli obiettivi che ci siamo prefissati. Si tratta di quello che in psicologia si definisce “autosabotaggio” ovvero il fenomeno, tipico della maggior parte delle persone che sperimentano la volontà di cambiare, che porta i buoni propositi a rimandare continuamente o ad iniziare e subito interrompere. 
 
Perché il nostro inconscio fa di tutto per farci fallire?
 
La mente umana odia il cambiamento e tutto quello che ne deriva, inquadrandolo quasi sempre come un potenziale pericolo, anche se, razionalmente, sappiamo benissimo che non è così. Nasce allora un meccanismo di difesa che crea barriere naturali che si manifestano con un senso di disagio che proviamo nell'esplorare una situazione mai provata prima. Iniziamo, cioè, a vedere i confini della così detta zona di comfort: il limite rappresentato da tutte le cose che conosciamo e che abbiamo già fatto, e che quindi consideriamo sicure. Tutto il resto, che sta al di fuori, sarà per noi causa di timore e vergogna. 
 
Non sempre  il cervello è razionale nelle sue decisioni e nelle valutazioni: una volta che l’inconscio si è fatto l’idea che qualcosa non va fatto, tenterà in ogni modo di rafforzare questa convinzione immaginando motivi razionali per confermarla, anche quando questi motivi non esistono o possono essere considerati del tutto irrilevanti.
 
Non solo. 
 
La mente irrazionale odia sbagliarsi e, per questo motivo, inizierà a scartare ed ignorare tutti i segnali contrari: tutti i buoni motivi che ci inducono al cambiamento, anche se evidenti, saranno disinnescati per rafforzare invece solo gli aspetti negativi (veri o inventati che siano). 
 
C’è un modo allora per resistere all’autosabotaggio?
 
Prima di tutto sarà importante visualizzare bene il nostro obiettivo. Cosa per la quale ci viene in soccorso il Design Thinking. Dai tools per monitorare tutte le fasi e le attività (Kanban) a semplici post it da tenere bene in vista sulla nostra scrivania. Focalizzare continuamente un obiettivo è il primo modo per non disperdere la nostra attenzione e non sprecare tempo e risorse.
 
Abituarsi a non procrastinare. Se abbiamo deciso di intraprendere un percorso è bene dare subito il fischio di inizio. Iniziamo con il mettere alla prova le nostre idee con asserzioni ed azioni da sperimentare subito. Validare subito ed affrontare le prime "resistenze" ci sarà utile per acquisire più certezza e nuove conoscenze con le quali contrastare l'incertezza del progetto e del cambiamento.
 
Darsi obiettivi sostenibili. Roma non è stata costruita in un giorno. Allo stesso modo nessun progetto di innovazione e di trasformazione in azienda si è realizzato senza il giusto tempo e continui fit. Per ottimizzare ogni azione e, soprattutto, per innescare un ciclo di crescita continuo, risulterà fondamentale darsi dei micro obiettivi. Il raggiungerli sarà non solo un passo in avanti per il consolidamento del nostro percorso, ma anche una buona argomentazione per "affrontare" la nostra mente inconscia.
 

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