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Pensare come un 'freak'

Può essere d’aiuto, a volte, abbandonare la saggezza "convenzionale"? 

D’accordo con questa affermazione sono sicuramente Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner, autori del bestseller Think Like a Freak . 

Per analizzare alcuni problemi e prendere le giuste decisioni è bene sfidare la saggezza convenzionale focalizzandosi maggiormente sui dati anziché lasciarsi trasportare dalle emozioni,  o come suggeriscono gli autori, “pensare in maniera diversa, un po' più difficile, un po' più liberamente”.

Immaginiamo di dover tirare il rigore in una finale mondiale. Come potremmo aumentare le nostre possibilità di segnare? Come pensa la maggior parte dei giocatori, mirare ad uno dei due lati sembra essere la scelta più sensata. Eppure, se analizziamo i dati, i portieri sono consapevoli di questa strategia e per il 57% delle volte si gettano sul lato sinistro del calciatore e per il 41% a destra. È interessante notare che i portieri rimangono al centro della porta solo il 2% dei casi, quindi un calcio "dritto in mezzo" ha il 7% in più di probabilità di successo di un calcio titirato in un angolino. Ma perché nessun giocatore tira al centro? Semplice, perchè non è convenzionale, ed in più se il portiere rimane al centro c’è anche il rischio di essere derisi dal proprio pubblico.

 

Quando Kobi, uno studente giapponese estremamente longilineo, è entrato per la prima volta nella più grande competizione di mangiatori di hot dog del mondo, nessuno dei suoi concorrenti lo ha visto come una minaccia. Kobi non solo ha  vinto il concorso, ma soprattutto, ha raddoppiato il record precedente, riuscendo a mangiare ben 50 hot dog!Come ha fatto? Ha ridefinito il problema, passando dal "Come posso mangiare di più?" a "Come posso rendere gli hot dog più facili da mangiare?" Grazie a questo approccio  Kobi ha inventato una nuova tecnica che consiste nell’inzuppare i panini in acqua e mangiarli separatamente dalle salsicce.

 

Se riusciamo a comprendere cosa muove le persone possiamo impostare trappole strategiche per portare alla luce i loro lati negativi.

Lo sa bene la band dei Van Halen, una delle più grandi rock band di sempre, altrettanto famosa per l' atteggiamento estremamente "esigente" dei suoi membri.  Quando erano in tournée, prima di raggiungere la nuova tappa, lasciavano agli organizzatori un elenco con tutti i dettagli per la loro enorme e complessa attrezzatura. All'interno del contratto c'era una sezione “snack” con la richiesta di una ciotola dei gustosissimi M&M's con la condizione: “attenzione, assolutamente nessuna nocciolina marrone”. A prima vista potrebbe sembrare un’inutile stravaganza da rock star, ma in realtà era una brillante mossa strategica. L'unico modo per essere certi che un promoter locale avesse letto attentamente le loro istruzioni era di verificare se la ciotola del backstage di M&M's includesse qualche nocciolina marrone. In tal caso, il resto dell'attrezzatura avrebbe dovuto essere controllata con molta attenzione. La band comprese che i promotori guidati da "soldi facili" trascuravano il passaggio sugli M & M, mentre quelli motivati da una reale professionalità no.

Se analizziamo gli esempi di Kobi, dei Van Halen e del centravanti dal dischetto e seguendo quando ci suggeriscono i nostri autori, possiamo dunque provare definire insieme cosa vuol dire pensare in maniera meno convenzionale, pensare come un freak?

 

Significa provare a mettere da parte la nostra bussola morale e vedere chiaramente un problema senza pregiudizi o bias a riguardo. Significa  imparare a pensare come i bambini, farsi guidare dalla curiosità e non focalizzarsi in maniera dogmatica su un solo punto. Significa imparare a dire “non lo so”, ed avere consapevolezza di ciò che non sappiamo per imparare ciò di cui abbiamo realmente bisogno. Significa imparare ad indagare la causa principale di un problema senza fermarsi ai sintomi, come spesso accade.

Pensare come un freak non è magia. E’, semplicemente, non cadere in approcci abusati per risolvere i problemi, è imparare a non arrivare ad una semplice soluzione se prima non abbiamo posto la giusta domanda.

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