La paura dell'impasse. Per innovare è importante decidere
Immaginiamoci intenti a sviluppare un progetto innovativo, mossi da curiosità, forza e tenacia da un lato e dall’altro la paura di sbagliare. Chi innova vuole affacciarsi dalla finestra sul mondo, ma ha anche paura, in giro ci sono troppi competitors. Immaginiamo che il nostro piano A sia fallito, cosi come la strategia ed il sogno di avere subito successo. Occorre un’option B.
Seduti in un angolo a fissare il vuoto e a chiederci “E adesso?”.
A chiederci “Dove andiamo? Cosa ci spinge?”
Paul Gauguin si pose queste ed altre domande, i massimi quesiti esistenziali dell'uomo, dipingendo l’opera nota a Tahiti in un momento assai delicato della sua vita.
Nella filosofia contemporanea il problema dell'essere è ripreso dall'esistenzialismo. Tutto ha inizio da Soren Kierkegaard – secondo alcuni, il primo degli esistenzialisti - dal suo sentire il peso della scelta, aut aut.
Centrale nel pensiero del filosofo danese è proprio la costante ricerca della “verità”, che diventa assillo personale e tormento intimo per l’uomo.
Si prefigurano così due strade fondamentali: la vita estetica e la vita etica (in realtà tre ma non utii in questo contesto).
La prima strada, caratterizzata dalla continua ricerca del piacere, è quella seguita da colui che vive in maniera spontanea e naturale il rapporto con l’esistenza (dalla forza erotica, alla sete di conoscenza, al godimento estetico fine a se stesso) ma che, svuotata della propria essenza, conduce alla noia e quindi alla disperazione.
La via etica, invece, parte da questa disperazione e la supera attraverso la scelta di vivere secondo la propria essenza, attraverso la capacità e la responsabilità di decidere ci regala la possibilità di conoscere noi stessi e ciò che siamo diventati, e di vivere in maniera concreta il proprio tempo. Tuttavia anche l’etica per Kierkegaard è sempre un percorso ad ostacoli.
Sappiamo bene che chi innova non affronta mai un percorso lineare, privo di ostacoli, bensì si ritrova spesso ad un bivio, ad un aut aut a porsi la domanda “E adesso?”.
Ecco allora che ci viene in soccorso il modello proposto da Krogerus e Roman nel loro “Piccolo manuale delle decisioni strategiche”.
Per provare a trovare la direzione giusta da seguire, basterà rispondere a una serie di domande e scoprire e definire bene cosa impatta sulla decisione da prendere.
Da dove veniamo?
Chi eravamo? E chi siamo ora? Quali sono stati gli eventi, le persone, gli ostacoli del nostro percorso? Pensiamo alla nostra formazione, al compagno di banco del liceo, al professore di matematica, a ciò che ha influito su come siamo oggi. E annotiamo un po’ di parole chiave.
Cos’è veramente importante per noi?
Quali sono i nostri interessi principali? In cosa crediamo? Quando tutto va male, cosa ci rimane?
Quali persone sono importanti per noi?
Pensiamo alle persone che influiscono sulle nostre decisioni e scelte. Pensiamo alle persone che ci piacciono e a quelle che ci incutono paura.
Cosa ci spinge?
Qual è quella molla che ci fa volare? Qual è quel sogno, quell’ obiettivo che ci fa viaggiare con la mente e sembra farci fare cose straordinarie?
Di cosa abbiamo paura?
Indichiamo (almeno) tre persone, tre situazioni, tre cose che ci preoccupano e avviliscono.
A questo punto, osserviamo i nostri appunti e pensiamo alle strade che avremo dinanzi. Immaginiamole una per una:
- La via nota, che abbiamo già percorso (la comfort zone)
- La via che ci affascina e che magari non abbiamo mai provato
- La via più “intelligente”, consigliata dalle persone il cui giudizio è molto importante per noi
- La via sconosciuta, quella a cui non abbiamo ancora pensato, l’ignoto
E adesso? Decidiamo.