La parola alle emozioni
Le emozioni hanno un’enorme influenza su come viviamo e interagiamo con gli altri. Le scelte che facciamo, le attività che intraprendiamo e le percezioni che abbiamo sono spesso guidate dalle emozioni che stiamo vivendo in un dato momento.
Durante gli anni '70, lo psicologo statunitense Paul Eckman identificò sei emozioni di base che appartengono a tutte le culture umane. Le emozioni che ha identificato e che la Pixar ha preso come spunto per realizzare il suo piccolo capolavoro Inside out, sono felicità, tristezza, disgusto, paura, sorpresa e rabbia.
Anni dopo, lo psicologo Robert Plutchik ha presentato il modello da lui battezzato “ruota delle emozioni” o “cono delle emozioni” il cui funzionamento ricalca in gran parte quello della ruota dei colori: le emozioni possono essere combinate per formare sentimenti diversi, proprio come i colori possono essere mescolati per creare altre sfumature. Secondo questa teoria, le emozioni più elementari agiscono in qualche modo come dei mattoni, a formare le emozioni più complesse quali miscele di queste più basilari. Ad esempio, emozioni di base come gioia e fiducia possono essere combinate per creare amore.
Ora dal momento in cui le emozioni giocano un ruolo fondamentale nel modo affrontiamo le nostre sfide quotidiane e le decisioni che prendiamo, una comprensione più profonda di come vengono espresse e dell'impatto che hanno sul nostro comportamento, ci aiuterebbe ad avere maggior controllo nelle relazioni che costruiamo.
Nessuna emozione è un'isola. Invece, le molte emozioni che proviamo sono sfumate e complesse, lavorano insieme per creare il tessuto ricco e vario della nostra vita emotiva. Sappiamo, grazie alla nostra lingua madre, riconoscere la differenza tra rabbia e paura, ma cosa accade se stiamo provando un’emozione più complessa?
Sentiamo di avere gli heebie-jeebies? Siamo ansiosi con iktsuarpok? O stordito dal depaysement?
All’interno del suo “The Book of Human Emotions” (in italia pubblicato come Atlante delle emozioni umane) Tiffany Watt Smith, una storica culturale, docente del Centre for the History of the Emotions at Queen Mary University of London, racconta le storie di 154 sentimenti provenienti da tutto il mondo. Esistono, secondo l’autrice, sentimenti che non avremmo mai saputo di avere (come la basoressia , l'improvvisa voglia di baciare qualcuno) o gezelligheid (il senso di conforto in una notte fredda nel stare a caldo con gli amici in casa) se prima, non acqusiamo una parola per concettualizzarle. Esistono legami affascinanti tra i sentimenti e le parole che utilizziamo. Alcune emozioni possono attuenuarsi quando sappiamo come chiamarle, così come possiamo acquisire intuizioni inaspettate se conosciamo il motivo per cui "ci sentiamo in un determinato modo".
Secondo la teoria dell'atto concettuale costruzionista psicologico (CAT), un'emozione si verifica quando le informazioni dal proprio corpo o dal corpo di altre persone vengono rese significative alla luce della situazione attuale usando la conoscenza concettuale dell'emozione. il linguaggio funge da "collante" per la conoscenza del concetto di emozione, legando concetti alle esperienze incarnate e, a sua volta, modellando le informazioni sensoriali dal corpo e dal mondo per creare esperienze e percezioni emotive. in poche parole: il linguaggio in seguito aiuta le persone a usare i concetti per dare un significato alle percezioni sensoriali in corso.
Comprendere come concettualizzare le emozioni ci aiuterà a sviluppare la nostra intelligenza emotiva (una delle skill più richieste nel mondo del lavoro e nell’innovation management), e trasformare quindi le emozioni in strumenti pratici che possono arricchire e valorizzare le nostre relazioni, il lavoro e la ricerca personale di significato.
Goleman (1995) ha riconosciuto cinque categorie distinte di abilità che formano le caratteristiche chiave dell'EI e ha proposto che, a differenza del proprio quoziente di intelligenza (QI), queste abilità categoriche possono essere apprese dove assenti e migliorate dove presenti:
Autoconsapevolezza: la capacità di riconoscere e comprendere le proprie emozioni e il loro impatto sugli altri. L'autoconsapevolezza è il primo passo verso l'autovalutazione introspettiva e consente di identificare gli aspetti comportamentali ed emotivi della nostra struttura psicologica che possiamo quindi indirizzare per il cambiamento. L'autoconsapevolezza emotiva riguarda anche il riconoscimento di ciò che ti motiva e, a sua volta, di ciò che ti appaga.
Autoregolazione: la capacità di gestire le proprie emozioni negative o dirompenti e di adattarsi ai cambiamenti delle circostanze. Coloro che sono abili nell’autoregolazione eccellono nella gestione dei conflitti, si adattano bene ai cambiamenti e hanno maggiori probabilità di assumersi la responsabilità.
Motivazione: la capacità di auto-motivarsi, concentrandosi sul raggiungimento della gratificazione interna o di auto-gratificazione in contrasto con la lode o la ricompensa esterna. Gli individui che sono in grado di motivarsi in questo modo hanno la tendenza a essere più impegnati e focalizzati sugli obiettivi.
Empatia: la capacità di riconoscere e capire come si sentono gli altri e considerare quei sentimenti prima di rispondere in situazioni sociali. L'empatia consente inoltre a un individuo di comprendere le dinamiche che influenzano le relazioni, sia personali che sul posto di lavoro.
Abilità sociali: la capacità di gestire le emozioni degli altri attraverso la comprensione emotiva e l'utilizzo di questa per costruire rapporti e connettersi con le persone attraverso abilità come l'ascolto attivo, la comunicazione verbale e non verbale.
In conclusione. Come dover descrivere il miglior pasto che abbiamo mai provato come "buono" piuttosto che "appetitoso" o "delizioso"; semplicemente non rende giustizia al cibo, senza le giuste “parole” non possiamo definire a noi stessi ed agli altri le emozioni ci informano su chi siamo, come sono le nostre relazioni, come comportarci nelle interazioni quotidiane, come dare senso alle esperienze che viviamo: senza emozioni, quegli eventi sarebbero semplici fatti.
Più parole conosciamo, più velocemente possiamo inserire ed elaborare le informazioni. Più ampio è il nostro vocabolario, più facile diventa staccarsi dai vecchi schemi di pensiero e aprire nuovi modelli di ragionamento.