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Istinto Vs Ragione. Logica Vs Emozioni. Quali i miglior alleati per decidere

È dura la lotta tra la razionalità e l’istinto ed ancora più arduo ci risulta trovare il giusto equilibrio tra questi due elementi che caratterizzano il nostro essere umani. Quotidianamente, nella vita privata come nel lavoro, ci ritroviamo di fronte a situazioni che richiedono una gestione razionale e, contestualmente, una consapevolezza emozionale.

La relazione tra la ragione e le emozioni ha da sempre interessato filosofi e scienziati, da Aristotele a Pascal, da Cartesio a Damasio, generando risposte e teorie contrastanti, in un dibattito sempre attuale. Ed è da un saggio recente che intendiamo partire per condividere una delle visioni che può aiutarci a comprendere come gestire questo rapporto: parliamo di “Think Fast and Slow” del Premio Nobel Daniel Kahneman.

Lo psicologo israeliano, riconoscendo le radici del nostro agire e del nostro pensiero nell’interazione tra due sistemi diversi, uno automatico (influenzato dalle emozioni) ed uno ponderato (condizionato dalla ragione), individua dei meccanismi che si attivano inconsciamente e che, appunto, determinano le nostre azioni.

Il Sistema 1, automatico, è impulsivo ed intuitivo e spesso opera senza un controllo cosciente, in virtù di trascorsi e bias cognitivi, mentre il Sistema 2, ponderato, si occupa di attività coscienti della mente ed è rappresentato da ciò a cui pensiamo quando visualizziamo la parte del cervello responsabile del nostro processo decisionale.

E la scienza, per la legge del minimo sforzo, mostra che la nostra mente è portata, con pigrizia, ad evitare l’utilizzo del Sistema 2, in quanto questo richiede una quantità di energia maggiore. Per dimostrarlo, proviamo a risolvere il famoso quesito della “bat-and-ball”:

se una palla e una mazza da baseball costano 1,10 $ e la mazza costa un dollaro in più rispetto alla palla, quanto costa la palla? La risposta che immediatamente ci sovviene è 0,10 $, risultato dell’impulsivo Sistema 1. Rifacendo i conti vedremo che la risposta corretta è 0,05 $.

Ecco che questa involontaria pigrizia ci porta a limitare anche la forza della nostra intelligenza. Ma non è solo la pigrizia a portare la nostra mente a decisioni frettolose. Kahneman, infatti, evidenzia il ruolo predominante che determinate condizioni sociali e culturali rivestono, a livello inconscio, nell’innesco di azioni e pensieri di un individuo. La sola esposizione ad una parola o ad un concetto ci induce ad evocare parole e concetti correlati, influenzando il nostro comportamento: ne è un esempio la ricerca condotta da Kathleen Vohs, professoressa della Carlson School of Management dell’Università del Minnesota, sull’idea del denaro. La ricercatrice americana e il suo team hanno dimostrato come la sola visione di oggetti e situazioni legate al concetto di denaro influenzi il comportamento dei soggetti esposti: si dimostrano meno collaborativi, agiscono in modo più indipendente e mostrano una minore disposizione a lavorare con gli altri.

Questo innesco può influenzare i nostri pensieri e quindi le scelte e i comportamenti, riflettendosi nella cultura e nella società in cui viviamo. Tutto ciò si traduce nella predominanza del ‘pilota automatico’, del Sistema impulsivo che porta la nostra mente ad operare scelte rapide anche in mancanza delle informazioni sufficienti per prendere una decisione razionale, come nel caso di bias cognitivi quali l’ “effetto alone” e del “pregiudizio di conferma". In particolare, per l’effetto alone, ad esempio, siamo portati ad estendere l’opinione che abbiamo di un aspetto parziale di una persona alla totalità di questa. Una tendenza a semplificare eccessivamente senza informazioni sufficienti, che spesso porta ad errori in giudizio. Così come succede con il pregiudizio di conferma, che è la nostra naturale tendenza a concordare con le informazioni che convalidano le nostre credenze.

Dunque, le nostre scelte non si basano esclusivamente sul pensiero razionale. Eppure per molto tempo è stato prevalente il pensiero di un gruppo influente di economisti, della Chicago School of Economics, secondo cui sarebbe la teoria dell’utilità a governare le decisioni degli individui sul
mercato. Secondo la Chicago School, infatti, nelle nostre decisioni, sceglieremmo l’opzione che ci garantisce un miglior risultato, quindi più utilità, guardando solo ai bisogni razionali. Kahneman, al contrario, elabora la teoria della prospettiva, dimostrando che le nostre scelte non rispondono sempre ad un pensiero razionale.


Immaginiamo due scenari:

 

  1. riceviamo 1.000 euro e dobbiamo scegliere tra una vincita sicura di 500 euro o una scommessa con probabilità del 50% di vincere altri 1.000 euro;

  2. riceviamo 2.000 euro e dobbiamo scegliere tra una perdita sicura di 500 euro o una scommessa con possibilità del 50% di perdere 1.000 euro. 

 

Se le nostre fossero scelte puramente razionali, probabilmente decideremmo di agire allo stesso modo, ma non è così: nel primo scenario, la maggior parte delle persone sceglie la vincita sicura, mentre nel secondo la maggioranza decide di scommettere con la probabilità del 50% di vincere o di perdere 1.000 euro. Per la teoria della prospettiva, infatti, in entrambi i casi bisogna considerare la naturale avversione alla perdita, secondo cui il timore della perdita predomina sul valore che diamo ai guadagni. 

Questo succede per due motivi: innanzitutto perché valutiamo le situazioni in base a punti di riferimento. Se la nostra intenzione è quella di scommettere, iniziare con 1.000 o 2.000 euro ci rende la possibilità di arrivare a 1.500 una vittoria nel primo caso, ma una spiacevole
perdita nel secondo. Inoltre, secondo lo psicologo, siamo influenzati dal principio di sensibilità decrescente: il valore che percepiamo potrebbe essere diverso dal suo valore reale. Così, ad esempio, passare da 1.000 a 900 euro non è male come passare da 200 a 100, nonostante
entrambe le perdite presentino lo stesso valore monetario. Allo stesso modo, per i nostri due scenari, il valore percepito perso quando si passa da 1.500 a 1.000 euro è maggiore rispetto a quando si passa da 2.000 a 1.500.

Si tratta di fenomeni cognitivi che si verificano senza la nostra consapevolezza ed influenzano il nostro pensiero e le nostre azioni, ma esercitarsi a riconoscerli può aiutare ad evitare conclusioni sbagliate. Kahneman ci invita a mettere in discussione le informazioni e le immagini che la nostra
mente costruisce ed utilizza automaticamente per spiegarci idee e concetti, per frenare così l’impulsività che è propria del nostro essere.

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