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Perché le aziende dovrebbero adottare un approccio filosofico piuttosto che ideologico?

Filosofia o ideologia? La differenza è sottile ma determinante. Questa distinzione apparentemente sfumata può fare una grande differenza nella gestione delle imprese. 

La filosofia induce a domande continue– spesso fastidiose – per giungere alla nostra destinazione. Le ideologie invece offrono le risposte. Ma le domande cui fanno capo quelle risposte, siamo sicuri siano proprio quelle in cui ci identifichiamo?

Il vantaggio della filosofia è che porterà esattamente dove intendiamo andare, perché l'integrazione delle pratiche filosofiche sono preziose guide di viaggio, ma non sceglieranno la nostra destinazione. L’ideologia invece ci fornisce una risposta data, non esplorata. Un viaggio già predeterminato.

Adottare un approccio filosofico, piuttosto che ideologico, consente di indagare, scoprire e valutare ogni alternativa, senza doversi rigidamente attenere a specifici dogmi.  Per quanto astratto possa sembrare questo approccio, è molto reale, soprattutto in campo aziendale è possibile osservare come il modo di fare impresa possa letteralmente cambiare spostando l’attenzione dalla ideologia alla filosofia.

 

C’erano una volta un artista e un ingegnere

Nella storia imprenditoriale contemporanea ci sono due grandi esempi di imprenditori con approcci (filosofici) diametralmente opposti, parliamo di Steve Jobs e Bill Gates. Il primo un artista, il secondo un ingegnere. Ciò li ha portati a condurre vite differenti, ma soprattutto a costruire imprese in grado di distinguersi in maniera netta, nonostante si tratti senza dubbio in entrambi i casi di grandi player mondiali.

Se ci fermiamo ad osservare come in questi anni di turbolenza dei mercati e forte incertezza queste due menti hanno consacrato il loro successo, potremmo notare che l’approccio è stato diametralmente opposto, ma fortemente determinante in entrambi i casi.

Steve Jobs pensava e agiva in modo olistico, comprensivo: non intendeva costruire un prodotto, ma un intero concept di prodotti correlati che potessero esprimere la visione della Apple alla luce del nuovo rapporto tra uomo e tecnologie. Bill Gates, ha invece lavorato in maniera modulare, concentrandosi sulle caratteristiche del prodotto per conservare il dominio del settore grazie alle partnership in grado di posizionare i prodotti Microsoft sul mercato.

Questi due approcci, seppure differenti, hanno garantito un solido successo alle rispettive imprese, ma non in senso assoluto. Entrambi hanno modulato le proprie filosofie in relazione allo scenario competitivo. Jobs ha accettato di ricorrere a partnership quando le circostanze lo imponevano, mentre Bill Gates ha sposato la filosofia integrativa piuttosto che modulare quando ha creato la Xbox.

Le loro filosofie imprenditoriali non erano comandamenti, indicavano semplicemente percorsi preferenziali, che, quando è stato necessario, hanno permesso alle aziende di adeguarsi al mercato. 

Si alle architetture del pensiero

La filosofia è alla base, è il nucleo di una strategia, in quanto fornisce una logica coerente per giungere a delle scelte. Adottare un approccio filosofico significa costruire una struttura per pensare, una struttura che però rimane flessibile, e che mai sostituisce il pensiero.

L’ideale, per sua stessa definizione, non si adatta alla realtà, la rifiuta ove non sia congrua alla perfezione ricercata. Nel mondo reale, l’unico che conosciamo e viviamo, un ideale può diventare un fattore ostativo alla nostra crescita, perché l’imperturbabilità di un mondo perfetto mal si sposa con le imperfezioni e la turbolenza odierna.

Adottare un approccio filosofico è cercare il senso tramite l’azione.

Sia Jobs che Gates hanno impiegato la filosofia come sovrastruttura per far confluire il valore dalle loro imprese al mercato. Hanno tracciato dei percorsi preferenziali, ma questi percorsi non si sono confusi con gli obiettivi aziendali. Anzi, li hanno favoriti perché l’approccio filosofico rimane flessibile e in grado di adattarsi alla meta.

 

Coltiva obiettivi, non desideri

Desideri e obiettivi sono concetti differenti. Tutte le aziende coltivano sia obiettivi che desideri.

Le imprese che riescono a distinguere la linea sottile tra obiettivo e desiderio sono proprio quelle che comprendono come implementare efficacemente l’approccio filosofico a livello aziendale, e quindi organizzativo e produttivo.

Ryanair cerca di essere non una compagnia aerea low cost, ma la compagnia aerea low cost. Google vuole organizzare le informazioni del mondo. Questi sono obiettivi. Aumentare i profitti, le vendite, avere le migliori menti, costruire marchi forti ed essere considerati un riferimento nel settore, sono desideri. E sono comuni alla maggior parte delle aziende.

I desideri, a differenza degli obiettivi, possono essere coltivati a prescindere dalla possibilità di essere realizzati. Gli obiettivi sono costruiti per essere raggiunti, e si basano sulle reali capacità competitive e distintive di una impresa. Gli obiettivi sono specifici e ci motivano ad agire. Quando si lavora sugli obiettivi, allora si può giungere a rendere reali anche i desideri.

Google aspira ad organizzare i dati su scala mondiale, ed è l’unico a poterlo fare per capacità e competenze.

 

Il mito “Una grande strategia depressa da una cattiva execution”

Spesso, anche le grandi aziende, si barricano dietro la popolare scusa dell’aver costruito una grande strategia, penalizzata da una pessima esecuzione.

Una buona strategia in realtà non può corrispondere ad una cattiva esecuzione, e ciò per una serie di motivi, ovviamente concatenati. In primo luogo, un’ottima strategia non corrisponde alla migliore in senso assoluto, ma a quella che realisticamente, tra la rosa delle migliori alternative, può essere implementata perché è perseguibile in relazione alle reali capacità e potenzialità dell’impresa. Quando ciò non accade, si realizza uno scollamento tra ciò che intendiamo realizzare (il desiderio) e ciò che obiettivamente possiamo realizzare (gli obiettivi).

 In secondo luogo l’execution diviene inefficace rispetto alla strategia quando, nonostante le risorse, non si realizza in tempo utile che esiste un evidente divario tra le assunzioni sulle quali la strategia prescelta è basata, e i reali andamenti del mercato.

Integrando un approccio filosofico nelle pratiche aziendali è possibile osservare, prima che sia troppo tardi, incontro a quali difficoltà sta andando la strategia, prima che la relativa execution venga completamente penalizzata. 

Il problema con un approccio idealista è, come ho notato prima, è che non siamo totalmente responsabili delle nostre convinzioni. Sono molto più il risultato della nostra cultura, genetica e della nostra esperienza di quanto non siano il prodotto della nostra discrezione. Una credenza è l’antenato di una scusa. Quando invece si è in grado di interrogarsi effettivamente su mezzi, modalità e obiettivi, si spinge il pensiero critico oltre la barricata delle credenze.

Adottare un approccio filosofico in azienda, è un percorso arduo, ma imprescindibile per guidare le imprese verso il successo.

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